Il commercio elettronico svolto tra imprese è, a detta delle maggiori società di
ricerca, l’attività più promettente e dinamica del fenomeno business in Internet.
Stando ai risultati di un’analisi sviluppata dalla Forrester Research, il valore del
commercio sviluppato tramite Internet, ha raggiunto in Europa, nel 1999, quasi
550 miliardi di Euro e la stima per il 2004, ammonta a più di 2500 miliardi di
Euro. La crescita del Commercio elettronico può poi essere confrontata
distinguendo il settore Business to Business da quello Business to Consumer,
evincendo come la porzione del mercato consumer, sia solo una parte del
volume d’affari prodotto tramite la rete Internet in quanto quella più
significativa, è rappresentata dalle transazioni commerciali effettuate tra
aziende. Sempre secondo Forrester Research, nel 2004, l’Italia sarà il quarto
Paese europeo per valore economico transato (165 miliardi di Euro).
Previsione delle vendite europee in milioni di Euro
(fonte Forrester Research 1999)
Per quanto concerne lo sviluppo futuro del BTB, prendendo in esame i dati che
emergono dagli studi effettuati dalle principali società di ricerca mondiali,
possiamo rilevare come i risultati stessi differiscano in parte tra loro (non tutte,
infatti, utilizzano la stessa definizione di commercio elettronico in quanto
alcune si riferiscono a tutto il processo d’acquisto concluso tramite la rete, altre
invece al solo ordine trasmesso online), ma tutte sono concordi nel ritenere
esplosivo l’impatto del BTB, non appena Internet venga riconosciuto ed
accettato quale veicolo ottimale per gli acquisti interaziendali.
Secondo l’analisi condotta dalla società IDC, lo sviluppo futuro del BTB, vede
un passaggio negli U.S.A. dai 50 miliardi di dollari del 1999 ai 633 miliardi di
dollari del 2003, mentre la stima mondiale, prevede uno sviluppo che va dagli
80 miliardi di dollari del 1999 ai 1.100 miliardi di dollari del 2003.
(fonte Goldam Sachs, B2B: 2B or not 2B?, da www.gs.com)
Secondo la IDC quindi, nel prossimo futuro ci sarà un incremento del BTB
soprattutto nei Paesi Occidentali i quali recupereranno quel gap che li separa
dagli U.S.A., pionieri del settore.
Lo studio condotto dalla Forrester Research, dimostra invece come il BTB
americano, sia passato in termini previsionali, dai 109 miliardi di dollari del
1999 ai 1331 miliardi di dollari del 2003 (considerando anche le transazioni
non completamente concluse tramite la rete), il quale rappresenterà l’86% del
commercio elettronico totale (considerando il settore BTB e BTC).
(fonte Goldam Sachs, B2B: 2B or not 2B?, da www.gs.com)
I risultati ottenuti dalla ricerca condotta dalla Goldman Sachs, sono ancora
differenti e prevedono uno sviluppo del BTB statunitense, con un passaggio dai
39 miliardi di dollari del 1998 ai 1500 miliardi di dollari del 2005.
(fonte Goldam Sachs, B2B: 2B or not 2B?, da www.gs.com)
Per quanto concerne la situazione italiana, possiamo analizzare la ricerca
condotta dalla società Jupiter, la quale prevede uno sviluppo futuro del
“nostro” BTB, con un passaggio dai 24 miliardi di Euro del 2001 ai 357
miliardi di Euro del 2005.
(fonte: Jupiter: “Growth of online BTB trade in Italy”, su www.jup.com)
In linea con le tendenze generali, aumentano sempre più le imprese presenti in
rete e queste rappresentano il 40% del totale¹ , anche se, purtroppo, il sito
aziendale è ancora inteso, nella maggior parte dei casi, come vetrina o
catalogo, e viene raramente utilizzato per la vendita di prodotti e servizi per cui
si assiste ad una sorta di expo virtuale dell’azienda e dei suoi prodotti o servizi.
A tal fine, è molto utile analizzare la curva del ciclo di vita di una tecnologia
descritta dalla società di ricerca Goldman Sachs² , che ben si adatta allo studio
del ciclo di adozione del commercio elettronico Business to Business.
(fonte Goldam Sachs, B2B: 2B or not 2B?, da www.gs.com)
La società di ricerca Goldman Sachs ritiene che, nella fase di prima adozione,
le imprese siano portate ad implementare in proprio le soluzioni di commercio
elettronico ed eventualmente "acquistare" modelli precostituiti che risultino
adattabili agli standard propri dell’azienda. Con lo sviluppo del BTB e quindi
con il raggiungimento di un livello di maturità superiore da parte delle imprese,
le stesse hanno sempre più scelto politiche di buy, abbandonando sempre più le
soluzioni make e questo perché si è cominciato a prendere coscienza della
complessità di tale forma di sviluppo commerciale.
Il mutamento da economia locale a globale, richiede infatti evidenti
cambiamenti, non solo strutturali ma anche e soprattutto di tipo mentale, un
nuovo atteggiamento quindi, che i manager devono necessariamente assumere.
La proiezione aziendale verso l’e-commerce e, ancor più verso l’e-business, è
un processo complesso ed è un passaggio strategico che va preparato con molta
cura. Il primo passo che le aziende devono compiere, è maturare una
consapevolezza di quanto sia cruciale utilizzare Internet per conquistare o
tutelare la propria competitività.
Oltre al problema della mentalità, l’imprese deve disporre di risorse,
competenze e tecnologie ed essendo poche le aziende che possiedono al loro
interno quanto necessario allo sviluppo di un progetto di BTB, è necessario che
le stesse si affidaino ad imprese partner con le quali sviluppare il piano di
transizione.
Molte aziende, esitano infatti ad impegnarsi nel BTB e, ancor più a ripensare le
proprie strategie di business in linea con le nuove opportunità, soprattutto
perché:
- esiste una mancanza di consapevolezza e comprensione delle
opportunità e delle implicazioni circa il modello di business più
appropriato;
- preoccupazione circa i costi totali per lo sviluppo del progetto, inclusi i
costi di formazione del personale e delle telecomunicazioni (in Europa
e soprattutto in Italia);
- timori per la sicurezza delle informazioni più importanti, come dati e
conoscenze di importanza strategica. L’impresa infatti, non è ancora
pronta a condividere con altri soggetti le proprie informazioni per cui,
non permettendo ai propri fornitori di conoscere i propri data base,
difficilmente riuscirà a predisporre in automatico ed in tempo reale i
propri piani di produzione e fornitura;
- preoccupazioni sulla mancanza di standard compatibili per le
transazioni economiche tra imprese appartenenti a Paesi diversi;
- incertezza sulla legge o quadro legale di riferimento applicabile;
- scarsa utilizzabilità delle tecnologie, difficoltà nello svolgere attività di
commercio online complesse, che vadano oltre la semplice presenza in
rete.
In Italia, il fenomeno dell’è-business, è ancora allo stato nascente e quindi
lontano dalle esperienze degli Stati Uniti. Secondo le proiezioni di diverse
società di ricerca, il ritardo economico ammonterebbe a circa 5 anni (anche se
questo, per certi versi, non rappresenterebbe uno svantaggio in quanto, visti i
risultati raggiunti e le problematiche verificatesi negli USA, potrebbe costituire
utile indicazione le la risoluzione dei i problemi operativi riscontati nelle loro
esperienze maturate) e ciò dipenderebbe soprattutto dalla scarsa presenza
“operativa” delle nostre imprese sul Web e dalla reticenza dei manager ad
affrontare il cambiamento.
Numero di imprese italiane con sito
(fonte www.Sirmi.it, 2000)
Secondo una ricerca condotta dalla Databank Consoulting³ , nei primi mesi del
2000, solo il 10% delle aziende italiane, risultava connesse ad Internet con un
vero e proprio abbonamento e, una percentuale ancora minore, può disporre di
una Extranet.
Tuttavia, secondo le previsioni, aumenterà nelle aziende la consapevolezza di
come la rete sia uno strumento fondamentale, che porterà a ripensare
l’organizzazione aziendale
(fonte Databank Consulting)
Esiste una ampia gamma di imprese, soprattutto medio/piccole, interessate
all’utilizzo di Internet quale canale commerciale ma che non entrano nella
nuova realtà economica perché non ancora automatizzate. Sicuramente, tali
problematiche, potranno superarsi con l’aumento della dimestichezza e
dell’esperienza circa l’uso delle tecnologie Web; con l’adozione di protocolli
standard che consentano una maggior diffusione ed integrazione delle
tecnologie stesse nelle imprese; con lo sviluppo di applicazioni standardizzate,
sempre più aderenti alle specifiche esigenze dell’impresa; una crescente
vischiosità delle applicazioni di BTB, con cui generare fiducia verso i clienti,
così da spingerli a rinnovare le transazioni commerciali.
Una volta però che l’impresa abbia implementato nuove soluzioni operative
online, riuscirà a creare molto velocemente nuovo valore economico. L'Europa
risulta un mercato promettente per il BTB ed infatti, in base a stime previste
dalla società di ricerca Jupiter, le transazioni commerciali nell'Europa
occidentale hanno attualmente un valore pari a 5,6 miliardi di dollari&sup4; ,
interessando sia il segmento business to business che quello business to
consumer. Quindi il BTB, il quale comprende le transazioni effettuate tra
partner produttivi e commerciali, porta alla creazione di reti di imprese
consentendo di ottimizzare e valorizzare l'apporto di ciascuna impresa partner
alla catena del valore. Tale modello si rivela quindi, particolarmente
vantaggioso per le PMI.