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CAPITOLO 2
IL BTB E LA DISINTERMEDIAZIONE NELL’E-BUSINESS
2.1. Dalla disintermediazione alla reintermediazione
Con lo sviluppo del commercio elettronico, delle tecnologie dell’informazione
e della comunicazione (ICT), le imprese hanno la possibilità di operare in una
nuova economia, basata sulla digitalizzazione dei dati aziendali, della
conoscenza (Knowledge) e delle informazioni su prodotti, servizi e
comportamento dei clienti, siano essi acquisiti che potenziali, e dove il "core"
della produzione si sposta progressivamente da un qualcosa di fisico ad uno più
umano¹ . Detta nuova economia, cambia il proprio metabolismo in quanto le
informazioni tra imprese, scambiate in modo digitale, possono essere acquisite
dalle stesse istantaneamente e dove, tale immediatezza, diviene quindi la
variabile chiave per avere successo negli affari. Questo, permette anche alle
piccole imprese, che nell’economia tradizionale presenterebbero forti limiti per
il proprio sviluppo e sopravvivenza, di conseguire vantaggi economici e
competitivi, economie di scala ed accesso illimitato alle risorse ed inoltre, non
essendo gravate da una struttura appesantita e da una burocrazia lenta, ottenere
anche i vantaggi derivanti dallo sfruttamento della loro maggiore versatilità.
Ne deriva che le imprese di piccole dimensioni potranno così acquisire nuovi
vantaggi competitivi anche rispetto a tutte quelle imprese che risultino essere
caratterizzate da un maggior grado dimensionale e quindi di rigidità ai
cambiamenti, fattore questo che di fatto impedisce o ritarda l’implementazione
delle nuove strategie operative. La nuova impresa, assume quindi una struttura
definita da Merli² , come real-time enterprise, che deve quindi adeguarsi
costantemente ai continui mutamenti di mercato ed alle condizioni operative
imposte dai nuovi modelli di business, sia per poterne sfruttare al massimo le
nuove opportunità, che per rispondere efficacemente alle nuove minacce.
Don Tapscott³ , sostiene ancora, che gran parte degli intermediari fra sellers e
buyers, grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie, sarebbero stati eliminati
nelle partnership aziendali. Distributori, rivenditori e in generale tutti i soggetti
coinvolti nella catena del valore aziendale, dovevano quindi ripensare
completamente la propria attività per garantirsi la sopravvivenza, trovare il
modo di poter ancora offrire, con il loro operato, un valore aggiunto per
l’azienda in quanto, l’utilizzo dei mezzi telematici,
avrebbe consentito a qualsiasi azienda di raggiungere l’impresa cliente con un
sistema di vendita diretto, rivoluzionando così tanto la catena
dell’approvvigionamento quanto quella della distribuzione, almeno così come
conosciute sino ad oggi.
Per effetto della disintermediazione però, se da un lato le aziende della digital-economy
si trovano di fronte a grandi vantaggi, al tempo stesso dovranno far
fronte ad un elevato numero di problemi legati al cambiamento indotto nel
canale di vendita, cambiamento appunto che la rete comporta. Innanzitutto, si
registrerà la nascita di potenziali conflitti con i canali distributivi utili a
raggiungere le imprese clienti4 , un aumento delle problematiche relative alla
distribuzione dei prodotti stessi (almeno per ciò che concerne i prodotti
materiali) ed ancora, la necessità di dover operare in tempo reale, in vista di
una massima riduzione del time to market.
Le imprese che sino ad oggi hanno utilizzato il canale indiretto per la
distribuzione dei propri prodotti sul territorio, avvalendosi di propri rivenditori
e salvo il caso dei clienti corporate, serviti direttamente dalle stesse aziende,
onde non entrare in conflitto con questi intermediari e quindi ridurre eventuali
attriti con il canale distributivo, possono ricorrere a vari escamotage, quali la
realizzazione di prodotti da offrire solo ed esclusivamente tramite la vendita
on-line, con la creazione di "centri di profitto" indipendenti che, operando pur
sempre all’interno dell’azienda, ma con un proprio portafoglio clientelare,
eviterebbero l’affermarsi di una situazione di conflittualità aziendale interna,
tra reparti adibiti alla vendita tramite il nuovo canale con i reparti adibiti alla
vendita tramite il canale tradizionale (modello descritto da Zimmerman 5 e che
rappresenta le soluzioni maggiormente seguite nelle prime iniziative di
commercio elettronico italiano);
creare una business unit complementare, da affiancare al canale tradizionale, il
cosiddetto fenomeno del "click and mortar", che si occupi esclusivamente
della vendita on line, al fine di permettere alle imprese clienti più esigenti, di
poter effettuare operazioni direttamente dalla sede di lavoro ed in modo del
tutto svincolato dal rispetto di un orario rigido di negozio, così da erogare un
numero maggiore di servizi sempre più complessi, coinvolgendo così gli stessi
partner commerciali, nel processo di vendita online, tramite una struttura di
vendita profondamente integrata. Il click and mortar, rappresenta
un’integrazione tra reale e virtuale, ossia una combinazione delle attività
tradizionalmente svolte dalle imprese nel mercato fisico, con le nuove attività
svolte in rete. Tale integrazione, necessita però di una presa di coscienza da
parte delle imprese, circa le possibilità di profitto ottenibili sfruttando internet
nella propria catena del valore, a partire dai primi contatti con i vari fornitori,
nello sviluppo delle relazioni con questi e con i propri buyers, sino alle
operazioni di vendita, post vendita e consegna delle merci. Una soluzione del
genere, potrebbe anche essere rappresentata dal franchising, dove l’impresa
cliente ad esempio, una volta effettuato l’ordinativo della merce online, potrà
ricevere la stessa presso una sede fisica dell’azienda fornitrice la quale, quindi,
per la distribuzione del prodotto, si avvarrà dei propri franchisee che risultino
essere localizzati il più vicino possibile all’impresa stessa.
Il franchising infatti, rappresentando un sistema di espansione del mercato
aziendale con un limitato impiego di capitali ed essendo basato sulla
collaborazione di più imprese tra loro interdipendenti, permette al franchisor di
espandere la propria attività online mantenendo uno stretto e continuo
collegamento con il proprio network di franchisee nell’ambito della
concorrenza del mercato globale;
un’altra alternativa, è rappresentata dalla reintermediazione, strategia questa
che permette di sfruttare i servizi ad alto valore aggiunto che nuovi operatori
commerciali vanno ad offrire tramite Internet, così da permettere soprattutto
alle imprese di più piccole dimensioni, di ottenere i vantaggi propri dell’e-business.
Tali vantaggi e possibilità, possono tradursi nei nuovi contatti
commerciali che, per il tramite del nuovo intermediario, l’impresa riuscirebbe
ad ottenere, nelle nuove forme di collaborazione (in un’ottica di partnership)
tra fornitori e/o imprese clienti che potrebbero essere siglate ed ancora, la
possibilità di delegare loro (outsourcing) tutti quei processi aziendali che non
costituiscano delle proprie core competence, come per il servizio logistico nel
caso l’impresa non possegga una propria rete di distribuzione, ovvero la
possegga ma con un costo di transazione interno che risulta essere superiore a
quello di mercato. Con l’outsourcing quindi, l’impresa riesce a concentrare le
proprie risorse e capacità distintive, nelle sole attività che sappiano valorizzare
le proprie "best competence" e che, per questo, la distinguono quindi sul e nel
proprio mercato di riferimento.
Il discorso della disintermediazione vera e propria, così come prospettata da
Don Tapscott, non sarà allora uniforme per tutte le tipologie di prodotti o
servizi scambiabili online in quanto, solo per i prodotti digitalizzabili, tipo
software, servizi bancari, assistenza, assicurativi, ecc., il produttore sarà in
grado di eliminare la funzione tradizionalmente svolta dagli intermediari e
raggiungere direttamente la propria impresa cliente, ma per i prodotti fisici,
siano essi di largo e generale consumo o anche strategici, il servizio logistico
sarà sempre necessario. Quindi, il grande cambiamento atteso, si avrà non tanto
nella disintermediazione, quanto nella riduzione di importanza data dal
contesto fisico ove avviene la transazione commerciale.
Un esempio di tali nuovi operatori o intermediari, che offrono simili servizi ad
alto valore aggiunto, è rappresentato dalla nuova figura dell‘infomediario il
quale, oltre ad organizzare tutta una serie di servizi di supporto per lo
svolgimento dell’attività online delle imprese che abbiano deciso appunto di
servirsi di tale partner, hanno quale compito principale, quello di far incontrare
domanda ed offerta tramite il Web e questo, principalmente tra tutte quelle
imprese che essendo di piccole dimensioni, non potrebbero mai riuscire a
stringere rapporti commerciali o anche di partnership, con altre imprese
geograficamente distanti. L’attività dell’infomediario poi, potrebbe
progressivamente spingersi sino ad influenzare gli acquisti e le forniture
aziendali, nel senso di orientare per il meglio, l’individuazione delle aziende
più accreditate per la conclusione di rapporti commerciali, sulla base delle
diverse specificità aziendali, raccogliere inoltre informazioni su prezzi e
disponibilità delle merci presso i fornitori, rendendo poi disponibili tali
informazioni a tutte le imprese potenzialmente interessate alle forniture e/o alle
vendite (disseminazione e trasmissione dell’informazione). Quanto descritto,
consente pertanto alle imprese stesse, di operare scelte oculate, essendo state
ridotte le asimmetrie informative che, aleggiando nel mercato tradizionale,
determinano comportamenti anche disdicevoli nei confronti delle imprese poco
informate.
Inoltre, l’infomediario, deve essere in grado di costruire un data
base individuale per ogni impresa, così da permettere alle stesse, di conoscersi
a fondo e quindi servirsi al meglio, soprattutto in un’ottica di personalizzazione
dell’offerta. Queste informazioni devono però essere molto dettagliate,
soprattutto in tutti quei casi ove il buyer non disponga delle necessarie
conoscenze tecniche dei prodotti e dei produttori (la già ricordata asimmetria
informativa) in quanto, nel momento in cui il management aziendale deve
effettuare delle scelte per le materie da acquistare e non conoscendo in
profondità le caratteristiche peculiari delle stesse, potrebbe non essere in grado
di abbinarle, efficacemente ed economicamente, rispetto ai propri bisogni da
soddisfare. Questo rischio d’acquisto, potrà quindi essere coperto
dall’infomediario, il quale apporterà così valore aggiunto all’attività aziendale.
Con specifico riferimento al nostro oggetto d’analisi, possiamo notare come nel
mercato Business to Business, questa offerta di servizi ad alto valore aggiunto,
viene garantita alle imprese, soprattutto di piccole dimensione, con gli ormai
celebri "marketplace6" , dove si ha la possibilità di ottenere contatti con nuovi
produttori, fornitori di materie prime, distributori o compratori di un dato bene
o servizio.
In questo modello, tutti gli operatori della supply chain ricavano un
profitto dalle vendite online per cui, onde sfruttare appieno le potenzialità
offerte dalla disintermediazione, occorre da parte del management aziendale,
una maggiore apertura mentale nel percepire quali siano gli effettivi vantaggi
economici, ottenibili dagli approvvigionamenti online, delegare la consegna dei
prodotti ad operatori specializzati in tale funzione e, sempre in un’ottica di
partnership, poter meglio gestire reclami, provvedere immediatamente alle
procedure di sostituzioni dei beni difettosi, erogando un servizio di call center
veramente efficace per meglio fidelizzare la propria clientela, ottenendo, nello
stesso tempo, un feed back informativo dall’impresa cliente utile a migliorare
l’immagine ed il marchio aziendale (il customer relationship management).
Il supply chain management può quindi definirsi come quel sistema di relazioni
tra fornitore ed impresa cliente che permette a quest’ultima di ottenere un
vantaggio economico in virtù di una gestione integrata e sincronizzata del
flusso di materie prime e di informazioni ad esse associate e dove, tale flusso,
si estende poi sino all’impiego delle materie stesse. In particolare, il supply
chain management, prevede una modifica dell’originario rapporto di
conflittualità tra seller e buyer, indirizzando tale rapporto verso una sempre
maggiore collaborazione nello svolgimento dei loro rapporti economici.
Dalla tradizionale indipendenza tra le parti, si passa quindi ad una reale
partnership strategica tra tutti gli attori presenti nella catena del valore
aziendale, con una piena condivisione di risorse ed informazioni, quali ad
esempio, la gestione coordinata dei prodotti e servizi, delle strutture produttive
e dei servizi di distribuzione. Questo spiega ad esempio perché un’azienda
virtuale può decidere di non competere direttamente con i tradizionali
rivenditori, ma di arruolarli come centri di distribuzione e gestione del post-vendita.
In definitiva, esiste per ogni impresa, la necessità di operare scelte di make or
buy nell’ipotesi di eliminare l’intermediario di tipo tradizionale per arruolarne
uno nuovo.
Quello che l’azienda deve analizzare è quindi, il confronto tra i
costi di transazione interni e quelli di coordinamento del mercato, cercando di
individuare il valore che ogni funzione aziendale apporta alla propria catena
del valore, affidando così, ad intermediari esterni, quelle che risultino meno
convenienti (esternalizzazione).
Con Internet, come visto, si aggiunge quindi una quarta dimensione alla
comunicazione aziendale, in quanto oltre a testi, immagini e suoni, le aziende
hanno la possibilità di interagire con i propri fornitori, grazie ai vari supporti
tecnologici di trasmissione, ma soprattutto grazie alla nuova attività di
intermediazione. Il processo di comunicazione quindi, non è più di tipo mono-direzionale,
ma bi-direzionale e questo permette, soprattutto alle aziende che
decideranno di collaborare tra loro, di fornire al partner tutta una serie di
informazioni on demand il quale, d’altro canto, vede migliorare sensibilmente
il risultato della propria attività di ricerca di collaboratori che sappiano offrire
un bene o servizio che risulti perfettamente idoneo al soddisfacimento del
proprio bisogno, rispetto quindi ai canali di comunicazione più "tradizionali".
Internet infatti, presenta caratteristiche superiori rispetto agli altri mezzi di
comunicazione in quanto, permette alle imprese, tramite gli infomediari, di
ottenere un flusso informativo commerciale non più ad una via, ma interattivo,
dando così la possibilità all’impresa cliente, di essere protagonista del processo
di soddisfazione dei propri bisogni e non più solo quale destinataria passiva
dell’offerta.
Il tutto avviene non solo per mezzo dei contenuti forniti dalle
aziende, ma anche grazie all'opera di ricerca realizzata dall’intermediario il
quale, tramite la raccolta di informazioni su ogni impresa, fornisce egli stesso i
dati necessari a migliorare il contenuto di questo processo, sotto forma di una
serie di scelte relative ai vari prodotti richiesti, quali le caratteristiche fisiche
(colore, forma, dimensione, misura, optional, ecc.) e relative certificazioni di
qualità, nonché indicazioni circa i produttori che sono in grado di offrirli
secondo le specifiche richieste dalle stesse imprese, ponendo in essere nel
contempo anche tutta una serie di servizi accessori atti a favorire tali scambi
commerciali, come i servizi logistici, quelli finanziari e creditizi, (costo,
dilazione di pagamento, finanziamenti, ecc.), quelli legali e contabili, ecc.
Anche le imprese che forniscono servizi, la cui erogazione richiede impianti ed
attrezzature complesse, possono conseguire benefici assai rilevanti da queste
nuove relazioni con le imprese clienti, come potrebbe essere il caso delle
imprese di trasporti aerei, marittimi e ferroviari, compagnie telefoniche, ecc., in
quanto, possono sfruttare questo nuovo canale di comunicazione, per andare a
saturare la propria capacità operativa, non solo nei periodi di punta ove è
sfruttata al massimo, in virtù di questa interconnettività diretta con le potenziali
imprese clienti, consentita appunto dalle nuove tecnologie.
Tale fenomeno, permette una ridefinizione dei confini della supply chain
aziendale tramite un arricchimento quantitativo e soprattutto qualitativo delle
informazioni scambiate tra i partner produttivi, così da consentire una
maggiore integrazione tra tutti gli anelli della catena del valore. Il ruolo della
nuova intermediazione, è proprio quello di permettere un’estensione, un
arricchimento e quindi una maggior facilità di intrattenere relazioni
commerciali interaziendali, fornendo quindi la possibilità di creare patrimoni
informativi univoci e condivisibili da tutte quelle entità aziendali coinvolte nel
processo di business congiunto, grazie appunto all’attività svolta da questi
intermediari. Questo discorso, può poi portare l’azienda, a sposare la filosofia
del just-in-time in quanto, così facendo, possono essere ridotti, o addirittura
eliminati, i costi connessi all’esistenza del magazzino, non più necessari se
l’impresa riuscisse a spostarsi da una produzione di massa ad una
personalizzata, sulla base degli ordinativi pervenuti online e quindi
istantaneamente raccolti ed evasi. Una sorta di produzione su commessa online
dove le aziende possono definirsi "e-collaborative" in quanto partecipano
attivamente nella definizione del progetto-processo produttivo, che porta poi
all’effettivo scambio commerciale.
La teoria della scomparsa degli intermediari e la creazione di relazioni dirette
ed esclusive tra produttori e clienti, sostenuta da Benjamin nel 19957 , si basa
sul fatto che chiunque si colleghi ad Internet, può direttamente raccogliere le
informazioni relative ai prodotti e ai servizi che soddisfino i loro bisogni,
confrontare le offerte ed effettuare la scelta emettendo un ordine di acquisto.
Sembrerebbe quindi che l’impresa buyer, non abbia più bisogno delle
prestazioni tradizionalmente svolte dai distributori e rappresentanti, potendo
ottenere lo stesso servizio direttamente dall’azienda fornitrice, senza oneri di
intermediazione che vadano ad incrementare il prezzo finale di vendita dei
beni.
Ciò è vero in astratto, ma molto meno nella pratica. Tale visione infatti,
risultava troppo semplicistica in quanto, non tenendo conto del fatto che i
servizi ed il valore generati dagli intermediari nel ciclo commerciale, non si
limitavano a quelli logistici pre-vendita, bensì si estendevano a tutta la
relazione commerciale e che, inoltre, anche quelli pre-vendita, incorporavano
componenti di valore che la logistica cognitiva ed il semplice assortimento
virtuale in un sito aziendale, rendevano ancor più rilevanti.
Se è vero che nel commercio elettronico saltano le logiche dell’intermediazione
commerciale e della logistica tradizionale, non salta affatto la necessità di
affidarsi a degli intermediari, che facilitino l’incontro tra la domanda ed
offerta. I servizi informativi, rappresentano quindi l’attività a maggior valore
aggiunto dell’offerta dell’intermediazione virtuale.
Le imprese fornitrici che operano online, hanno principalmente l’esigenza di
rendersi note alla potenziale clientela e quindi una loro esigenza di visibilità
che permetta al cliente di considerarla come fonte alternativa d’acquisto
rispetto ai canali tradizionali di approvvigionamento. Tale visibilità, può essere
paragonata in definitiva, alla localizzazione strategica delle imprese che
operano nel mercato fisico ma, considerando gli ingenti investimenti da
sostenersi per ottenere un’effettiva attenzione del cliente, non tutte le imprese,
specie quelle di piccole dimensioni, hanno la possibilità di raggiungere la
massa critica di potenziali clienti, utile per un ritorno proficuo degli
investimenti sostenuti.
Ciò, è dovuto principalmente dall’enorme mole di siti
aziendali che potenzialmente potrebbero soddisfare tanto le richieste di
fornitura dei buyers, quanto le possibilità di vendita dei sellers. Occorre quindi
un ausilio di detti nuovi intermediari soprattutto per tutte quelle imprese che,
pur volendo sfruttare i vantaggi offerti dalla rete, non dispongono di budget
sufficienti per implementare in proprio un progetto di e-business.
L’attività del nuovo intermediario, risulta poi indispensabile anche dopo il
primo contatto tra azienda fornitrice ed azienda cliente in quanto, per una
fattiva attivazione di rapporti commerciali di partnership online o anche solo
occasionali, occorrono ancora tutta una serie di servizi informativi molto
costosi per le PMI, come ad esempio un’attenta valutazione delle diverse
offerte di vendita ed acquisto, ancora un’attenta valutazione aziendale circa la
serietà delle forniture stesse, riferita questa tanto alla qualità intrinseca delle
forniture che ai loro tempi di evasione, l’affidabilità delle aziende e la loro
solvibilità nei pagamenti. L’infomediario quindi, va ad offrire a basso costo,
tutta una serie di ricerche che di fatto limitano lo sviluppo del BTB condotto in
modo diretto, permettendo così a quelle aziende, che di fatto risulterebbero
limitate nello sviluppo di progetti di commercio elettronico in virtù dei grossi
rischi economici da correre, di ottenere vantaggi economici tanto negli
approvvigionamenti e forniture condotte online, quanto nella ricerca online di
nuove forme di collaborazione commerciale.
Possiamo allora affermare che gli intermediari tradizionali non tenderanno a
scomparire del tutto, in quanto molte aziende, per praticare l’attività di BTB,
vorranno e dovranno sicuramente servirsi di tali servizi offerti dagli
intermediari, in virtù dello sviluppo di un rapporto relazionale di fiducia che va
ad instaurarsi tra le parti e dove quindi, l’intermediario, può ancora generare
valore economico, a favore delle proprie aziende.
Tradizionalmente, la funzione dell’intermediario nel contesto fisico, è quella di
permettere all’azienda acquirente, di reperire l’offerta del prodotto o servizio
che soddisfi i suoi bisogni, cercando, nel contempo, di ridurre al massimo i
costi di attraversamento del territorio fisico per la consegna della stessa. In rete
invece, la funzione che deve essere svolta dall’infomediario, è la capacità di
rendere disponibile all’azienda, l’informazione sulle offerte di prodotti di cui
abbisogna, indipendentemente dal luogo fisico ove risiede l’azienda fornitrice
del bene, ovvero l’azienda potenzialmente interessata alla fornitura.
Gli infomediari quindi, devono avvicinare l’informazione sotto un punto di
vista non fisico, ma cognitivo. Tutto il ciclo dei servizi8 , collegato alla
transazione, diventa il territorio privilegiato della nuova competizione e della
nuova intermediazione.
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